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Romitaggio di S. Alberto



Chiesetta pedemontana sorta nel ‘400, nel corso dei secoli divenne sede di uno o più eremiti, anacoreti che vivevano della carità dei fedeli che vi si recavano in visita per invocare protezione e anche la pioggia nei periodi siccitosi.
Uno di questi eremiti, Giuseppe Pilla alla fine del ‘700, si assicurò fama imperitura incidendo, da abile scalpellino, la sua pietra tombale con queste parole “Sprezzo la fama, non cercar il mio nome”. L’ultimo eremita morì nel 1963 ed era donna, Neta. Il suo compito era quello di assegnare il nome ai nascituri e pregare per invocare da Sant’Alberto l’agognata pioggia per i contadini dei nostri paesi.